Mi attacco a un muro, una facciata, e cresco, non mi stacco più. Come l'edera, citando una scrittrice premio nobel.
E' per questo che ora, ritrovandomi nella casa dove ho sempre vissuto, pur sentendomi un'ospite indesiderata, un obbligo da mantenere, mi è difficile concepire il fatto che un mio futuro trasferimento mi sradicherà definitivamente da questa casa. Le sue mura, che tante volte mi hanno protetto e altrettante soffocato, non saranno più niente. La mia stanza sarà un'altra cosa, la mia esistenza cancellata come se non avessi mai vissuto qua. Niente potrà essere prova del mio passaggio, dei miei ricordi, delle emozioni provate.
E' l'unica cosa che mi fa veramente soffrire della separazione dei miei, scoprire che per mio padre non sono altro che una costrizione, una legge da rispettare finché studio. Nonostante mi abbia deluso tante volte, ignorata ancora e ancora, ho pensato che stavolta avrebbe colto la possibilità, l'ultima che aveva, di rifarsi.
Mi rendo conto di essere stata e di essere ancora la solita stupida, ingenua e illusa.
Attaccata con le mie foglie a un muro che si sgretola, anche sapendo che la mia vera casa è altrove.