martedì 23 luglio 2013

Edera

Mi attacco a un muro, una facciata, e cresco, non mi stacco più. Come l'edera, citando una scrittrice premio nobel.
E' per questo che ora, ritrovandomi nella casa dove ho sempre vissuto, pur sentendomi un'ospite indesiderata, un obbligo da mantenere, mi è difficile concepire il fatto che un mio futuro trasferimento mi sradicherà definitivamente da questa casa. Le sue mura, che tante volte mi hanno protetto e altrettante soffocato, non saranno più niente. La mia stanza sarà un'altra cosa, la mia esistenza cancellata come se non avessi mai vissuto qua. Niente potrà essere prova del mio passaggio, dei miei ricordi, delle emozioni provate.


E' l'unica cosa che mi fa veramente soffrire della separazione dei miei, scoprire che per mio padre non sono altro che una costrizione, una legge da rispettare finché studio. Nonostante mi abbia deluso tante volte, ignorata ancora e ancora, ho pensato che stavolta avrebbe colto la possibilità, l'ultima che aveva, di rifarsi. 
Mi rendo conto di essere stata e di essere ancora la solita stupida, ingenua e illusa. 


Attaccata con le mie foglie a un muro che si sgretola, anche sapendo che la mia vera casa è altrove.

lunedì 8 luglio 2013

Ritorno in patria

Tornata nel Bel Paese da qualche giorno.
Sono ancora un po' disorientata, devo ammetterlo. Gli ultimi saluti sono stati un po' tristi, ma sempre circondati da quella sensazione di tranquillità che ha contraddistinto quest'ultimo anno.
Svuotare il "mio" monolocale è stata, forse, la cosa che mi ha colpito di più: rivederlo tale e quale a come l'avevo trovato 10 mesi fa è stato un colpo al cuore.
Il saluto a Lui, invece, è stato meno traumatico del previsto... forse perché è riuscito a farmi ridere anche un secondo prima che salissi sul pullman o perché tra due mesi ci rivedremo, almeno per qualche giorno (non vedo l'ora!). 
Il fatto di rivedere gli amici che avevo lasciato qua, di avere molto da fare (oggi ho dato un esame, ad esempio) mi permette di non pensare più di tanto al fatto di essere tornata in una casa che non è più tale e che, nonostante la mia isola mi sia mancata, vorrei essere da un'altra parte.
Insomma, alla fine sono relativamente serena nel mio ritorno.


Non sono stata presa in pieno dalla "depressione post-Erasmus", forse perché per me non è stato un "mondo fatato", visto che ho lavorato prima e durante per permettermi quest'esperienza. Ero partita per fuggire, per staccare da una situazione in cui non stavo più bene, ma alla fine mi sono resa conto che non ne ho più bisogno. Oltre alle risate, al lavoro, allo studio, alla lingua imparata, alle persone importanti, quest'esperienza mi ha permesso di essere più serena, e di mantenere questo sentimento, almeno un po', al di fuori della città che amo tanto.